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226 rivista di scienza

Si può affermare che il concetto della scienza ed il valore di essa presso il pubblico sono oggi profondamente cambiati rispetto solo ad un mezzo secolo fa.

Infatti le più moderne scoperte, quelle stesse a cui la maggior parte della nostra generazione ha assistito, furono viste da tutti (a differenza di quel che avveniva più frequentemente pel passato) nascere e svilupparsi nei gabinetti scientifici e di qui diffondersi nelle officine e invadere il campo della vita pratica.

Perciò il momento storico che attraversiamo ci colpisce con lo spettacolo della moltitudine che, affascinata da quelle invenzioni, che in poco tempo furono fonte di tanto benessere e di tanta ricchezza e influirono così profondamente sui costumi e sulla coscienza sociale, cerca di impossessarsi delle verità scientifiche nel loro insieme, conoscerle nei particolari e, quel che più preme, attende dalla scienza il progresso materiale e morale.

È forse questo stato d’animo di attesa, caratteristico dell’epoca presente, ciò che più alimenta il sentimento a cui ho alluso.


Cercherò di caratterizzare quanto ho affermato con un confronto a tutti famigliare: il confronto che si può istituire fra lo sviluppo delle macchine a vapore e quello delle macchine elettriche.

Storicamente l’uso delle prime ha preceduto l’uso delle altre; infatti il diffondersi delle applicazioni pratiche elettriche e il conseguente trasporto dell’energia è, come tutti sanno, opera dell’ultimo trentennio.

Watt e Stephenson erano due pratici, che col loro genio sono assurti dall’officina all’accademia delle scienze ed all’alta industria; essi attestano che, almeno nel periodo eroico di creazione delle macchine a fuoco, fonte dei più ingegnosi e famosi trovati fu l’officina stessa. Solo in seguito la scienza, scrutando il funzionamento delle macchine industriali, costruì quel mirabile monumento che accoglie tutti i fenomeni della natura e li domina con i concetti della termodinamica.

Fu il contrario per l’elettricità.

La pila già pronta per le sue svariate applicazioni procede direttamente dal laboratorio di fisica dell’Università di Pavia. Faraday col principio dell’induzione getta le basi