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dell’ambiente nel quale la vita di questi è supposta svolgersi, è stata spesso, e in ogni periodo di coltura, adoperata come uno dei più efficaci mezzi di propaganda a favore dell’introduzione di date riforme, o modificazioni, negli ordinamenti sociali esistenti. Si è anche spesso utilizzato questo stesso mezzo per lo scopo inverso di satireggiare o ridurre all’assurdo (come se ne ha un esempio classico nelle Ecclesiazuse di Aristofane) date proposte o progetti di riforma sociale.

Un tale processo di prova e di confutazione non è, se bene si guardi, se non un’amplificazione, o un caso estremo, di quello che è costretto a seguire ogni legislatore che si trovi a dover giudicare della maggiore o minore convenienza di adottare qualche nuovo provvedimento, o di dar vita a qualche nuova istituzione, dei cui effetti o del cui modo di funzionare, l’esperienza del passato, o di altre nazioni, non gli offra alcun diretto mezzo di previsione.

Allo stesso modo, ora, come il processo di ragionamento seguito in tali casi dal legislatore si presta ad essere adoperato anche dallo scienziato che, indipendentemente da ogni considerazione delle possibili applicazioni pratiche delle conclusioni a cui sarà portato, si proponga semplicemente di ricercare quali sarebbero gli effetti di date ipotetiche variazioni sul modo di funzionare di dati organismi sociali, così può anche avvenire del processo più complicato di costruzione delle utopie.

Per uno studioso di scienze sociali la determinazione concreta, e anche minuziosa, di ciò che avverrebbe, per esempio, se, nella nostra società l’istituzione della famiglia venisse abrogata o sostituita con qualche cosa di simile a ciò che è proposto da Platone per i guardiani della sua Repubblica, può presentare un interesse «scientifico» affatto analogo a quello che presenta per il geometra lo studio delle proprietà di uno spazio pel quale cessi di esser vero il quinto postulato di Euclide, o, per il meccanico, lo studio del moto di corpi che, invece di essere soggetti alla legge dell’attrazione universale, si attirassero con forze dipendenti da qualche altra funzione della loro distanza.

Gli economisti della scuola matematica (tra gli altri in modo speciale V. Pareto) insistono spesso nel far rilevare l’analogia che sussiste tra i procedimenti ipotetici da loro impiegati per lo studio dei fenomeni di scambio, e l’impiego che si fa, in meccanica razionale, delle considerazioni relative ai movimenti virtuali delle varie parti di un meccanismo (cioè ai movimenti che queste potrebbero assumere ma non assumono, nè si ha ragione di credere che assaliranno) per la previsione dei loro movimenti reali, e per la determinazione delle condizioni da cui questi dipendono.

Precisamente alla stessa classe di artifici logici appartiene anche l’impiego che essi stessi fanno di un ipotetico Robinson