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analisi critiche e rassegne | 195 |
dell’organismo, così sostiene il nostro autore, vennero fortuitamente a deporsi nella sostanza intercellulare delle particelle minerali, l’animale dovette fare l’esperienza della resistenza maggiore che veniva in seguito a ciò a prendere il tessuto, e così potè giudicare della capacità d’un tal mezzo, costituito da queste particelle materiali sospese nel liquido circolante, a soddisfare il bisogno di una maggiore resistenza in certi punti del corpo. Ora, non molti saranno disposti, credo, a concedere che, fatta pure che abbia l’animale questa esperienza grazie ad una ipotetica sua ipersensibilità, esso a forza di tentativi possa essere riuscito ad aumentare via via maggiormente il deposito nei punti desiderati.
L’autore, è vero, sostiene, che ogni bisogno sentito dell’organismo nel suo insieme si trasmette tale e quale in ciascuna sua minima parte; e che, quindi, ciascuna di queste parti viene così resa essa stessa capace di giudicare fra bisogno e mezzo di soddisfazione, e può così operare in conseguenza. Ma che sorta di spiegazione è questa?
La concezione del Pauly va annoverata, dunque, essa pure, fra quelle che possiamo chiamare, anche se prive di contenuto religioso, col nome di vitalistico-animistiche; le quali vengono tutte ad assomigliarsi in questo, che suppongono nell’energia vitale, come sua caratteristica fondamentale e primordiale, anzichè alcune proprietà semplici ed elementari quali sono quelle di tutte le altre forme di energia ancorchè diverse da una forma di energia all’altra, una facoltà sola ma complicatissima, più o meno simile alla «ragione» dell’uomo. Nè può certo impedirci di considerare il Pauly come un animistico, il fatto che, sprofondandosi sempre più nelle nebulosità metafisiche, egli arriva alla fine tant’oltre da estendere questa facoltà intelligente a tutta quanta l’energia, anche inorganica, pretendendo con ciò di sopprimere il dualismo antico fra materia viva e materia morta.
Verso queste concezioni vitalistico-animistiche è inutile negare ci sia oggi ovunque un sentito risveglio, di cui il Pauly stesso e l’accoglienza favorevole incontrata dal suo lavoro non sono che degli esponenti. Ed un tale risveglio è dovuto, dobbiamo confessarlo, alla incapacità delle concezioni prettamente meccaniche o fisico-chimiche a rendere conto di molte caratteristiche essenziali dei fenomeni della vita, prime fra tutte, quelle ad aspetto pronunciato di finalità: dallo sviluppo ontogenetico che già nell’embrione forma organi adatti ad una funzione da compiere solo allo stato adulto, ai movimenti e agli atti delle piante e degli animali, che indubitatamente tendono ad uno scopo raggiungibile solo in un futuro più o meno lontano.