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194 | rivista di scienza |
È chiaro che ad ogni invenzione ne potrà succedere e ne succederà per lo più un’altra, utilizzante, come mezzo per soddisfare ad un bisogno ulteriore, quello stesso sôrto o modificatosi per effetto della invenzione precedente; e così d’invenzione in invenzione l’organismo potrà plasmarsi, quasi direi, direttamente, per opera propria.
Questa auto-plasmazione si può e si deve ammettere in una estensione forse assai maggiore di quanto si faceva finora. È merito del Pauly di insistervi. Il sostenere che l’animale a forza di tentativi rivolge, a soddisfazione di bisogni nuovi, mezzi vecchi, e con tal nuova utilizzazione, guidata sempre meglio dall’esperienza accumulata di tutti i tentativi precedenti, trasforma l’organo rendendolo sempre più adatto allo scopo, è forse non dire altra cosa, in sostanza, che quella già vecchia della plasmazione dell’organo effettuata dalla funzione. Solo che si mette maggiormente in evidenza la parte che l’intelligenza dell’animale ha in questa plasmazione.
Questa auto-plasmazione non può valere, è vero, che per gli organi le cui funzioni sono governate da atti volontari. Badiamo, però, che molti atti oggi involontari, furono volontari in origine. Con ciò il campo d’azione di questa auto-plasmazione viene ad estendersi ancora molto di più. Ma fin dove potrà esso estendersi? Qui sta il difficile!
La plasmazione del dito medio del Chiromys madagascariensis, ben più smilzo delle altre dita servendo all’animale per tirar fuori dalle parti tubulari delle piante il midollo o larve d’insetti, può ben probabilmente essere stata effettuata dall’atteggiamento sempre più adatto allo scopo dato a tale organo dall’animale, a forza di tentativi via via riusciti sempre meglio; tanto più se si ammette che la contrazione dell’epidermide atta a rendere più sottile il dito e l’allungamento delle fibre muscolari portante seco anche quello delle ossa siano suscettibili, sia pure in ben tenue misura, di cadere o di essere cadute sotto il controllo della volontà. Altrettanto può dirsi, forse, della plasmazione, per lo meno in parte, della forbice e delle altre appendici sopra accennate dei crostacei; di alcuni o di alcune parti degli organi pulitori delle antenne degli insetti; dell’allungamento del collo e delle gambe anteriori della giraffa o delle gambe dei trampolieri e degli altri uccelli palustri; della curvatura della cornea e di alcune altre ancora delle conformazioni dell’occhio così bene adatte alla percezione più distinta nei più diversi casi; dell’organo vocale degli uccelli cantatori e degli altri animali in genere; e così via.
Ma può ammettersi un’estensione. indefinita di questa autoplasmazione? Può ammettersi, p. es., anche per la prima formazione del tessuto osseo? Quando in dati punti di certi tessuti