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172 | rivista di scienza |
naturalmente in ogni società ognuno in fondo dipende da tutti, se si significa con questo che nessuno può fare a meno degli altri, senza perdere della sua capacità vitale).
Perchè dunque sorgano delle città di consumo, è necessario prima di tutto, che si raccolga in un luogo un grosso fondo di consumo, il quale venga ivi speso. Il fondo di consumo può essere messo insieme da uno, o da pochi importanti consumatori, o da un numero maggiore di mediocri o di piccoli: un re può fondare una città tanto bene come mille generali in pensione! Ma chi erano questi consumatori nel Medio Evo? Essi erano in sostanza i signori della terra e i proprietari fondiari; ora bisogna osservare che il limite di distinzione fra signore della terra e padrone del suolo, nel senso qui usato, era elastico: il principe che levava delle imposte era nello stesso tempo grande proprietario del suolo, e quindi dai propri fondi traeva parimenti delle entrate, che avevano le caratteristiche di rendite fondiarie. Non si era ancora introdotta una netta distinzione fra beni della corona e possedimenti della città.
Ora nel medio evo vediamo sorgere un primo gruppo di importanti città, come residenze di príncipi temporali o spirituali. Sono quelle nelle quali il signore del suolo, che generalmente costituisce la prima cellula della città medievale (ma, badiamo, non nel senso del diritto costituzionale! io spero di aver infine chiarito almeno questo, che, finchè non si osservi niente di particolare, io concepisco la mia idea economicamente. Mi si lasci ora dunque un poco in pace; e finiamola con l’insopportabile canzone della «teoria del diritto di corte») il signore del suolo, dicevamo, che forma generalmente la prima cellula della città medievale, assurge all’importanza maggiore di principe, di signore della terra, nel senso che accresce l’entrata delle sue rendite fondiarie, col contributo delle imposte. Questo processo è lento, e, in conformità, altrettanto lenta e graduale consegue in questi casi la formazione delle città.
Le città di cui qui si tratta, sono dunque le residenze dei vescovi1 e degli arcivescovi, dei conti, dei baroni, dei marchesi, dei duchi, dei re.
- ↑ L’espressione «Città vescovile» ha un doppio significato. Essa può intendersi in senso giuridico-costituzionale, o in senso materiale, come qui.