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la morte 111

pianta nuova; così p. e. i generi Tradescantia, Salix ecc.; basterebbe in questi casi, una volta sviluppata la pianta, prender via tutti i rami e piantarli, perchè rimanesse condannato alla morte soltanto il tronco; nè vi è alcuna ragione per cui questo procedimento non si possa continuare all’ infìnito, nessuna ragione conosciuta nelle proprietà della pianta medesima. Sarebbe interessante di fare delle ricerche da questo punto di vista, per vedere se nelle piante giovani di questi od altri generi, sia possibile dividere tutto il corpo in pezzi, senza che nessuno vada perduto, ed in tal maniera che ciascuno riproduca una nuova pianta; chè se si riuscisse a ripetere indefinitamente questo procedimento, come non vi è nessun impedimento teorico da supporre, si arriverebbe allora a condurre la pianta alle stesse condizioni in cui si trovano i Protisti che si dividono e per divisione si propagano indefinitamente. Altre piante, come la Begonia, possono propagarsi per mezzo delle foglie piantate in terra. Però in questi casi, come in quelli delle fragole, patate e simili, che producono stoloni, non si salva la vita alla parte principale del corpo, la quale seguita ad invecchiare.

Sul fatto fondamentale che differenzia le piante anche elevate dagli animali elevati, cioè sulla possibilità praticamente dimostrata, di una vita di parecchie migliaia di anni, dobbiamo fare una considerazione. È vero che questo non prova la immortalità della pianta in questione — ciò che non è provabile — ma è pur vero che ciò mette in evidenza, anche nel caso peggiore, un carattere di irregolarità nella durata della vita, la cui sì lunga estensione nel tempo si avvicina molto più alla immortalità, di quello che non vi si avvicini la vita umana o di qualche altro animale. La irregolarità nella durata della vita, come è il caso per le piante di cui abbiamo citato un esempio (Ficus religiosa), è un indizio di dipendenza dalle condizioni esterne, tale da far supporre possibile una durata anche molto maggiore di quella effettivamente conosciuta.

Concludiamo perciò, a proposito delle piante, che la morte naturale pur essendo la regola per molte di esse, non è dimostrata per tutti i casi, e per lo meno si deve ammettere una gran tendenza ad avvicinarsi al caso limite della vita senza fine.

3. Animali. — Per procedere ordinatamente, dobbiamo ora prendere in considerazione quei processi di riproduzione