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zione ha ora perduto alquanto della integrità di contorni e della semplicità schematica primitive, sotto l’azione dello spirito critico dei nostri tempi. Ma ciò non ostante essa è così intimamente legata coi principii delle ricerche d’osservazione e sperimentali, che non può essere trascurata, nè come elemento di coltura generale, nè come metodo di sintesi speciale.

Vale la pena di occuparsene, anche quando fosse soltanto per farne la critica e per ridurne il campo d’applicazione.


I.


Le scienze d’osservazione e di esperimento giunte a un certo grado di sviluppo hanno il loro essenziale fondamento nella ricerca di valori numerici delle grandezze naturali. Ma quei numeri non hanno, com’è ovvio, un valore assoluto. Non solo in causa della imperfezione degli stromenti che servono alle misure, della debolezza dei sensi dell’osservatore e delle tante cause esterne di errore, ma anche per la difficolta di una esatta definizione della grandezza da misurare, i numeri osservati hanno un valore soltanto relativo. Prendiamo gli esempii più semplici. Qual’è la definizione della vera lunghezza di un’asta metallica parallepipeda (metro a testate) quando si pensi alla inevitabile irregolarità delle faccie e degli spigoli terminali che non realizzano mai le forme geometriche astratte? Qual’è l’istante del passaggio di una stella attraverso un filo del reticolo di un canocchiale astronomico, se si tien conto della compagine irregolare del filo e dei piccoli spostamenti che il reticolo stesso può subire? Qual’è il vero rapporto fra due masse, quando si pensi alle alterazioni chimiche che, teoricamente, i corpi possono di continuo subire per effetto degli agenti atmosferici? Ancor più vaga diventa la definizione del vero valore di una quantità fisica, quando questa definizione involge l’ammissione di una legge fisica, quando si tratti p. es. di un coefficiente di dilatazione, di una resistenza elettrica, di un indice di refrazione e simili.

Ma la impossibilità di una definizione a priori del vero valore non ha mai distolto il fisico dal comparare fra loro due prototipi lineari, l’astronomo dal regolare l’orologio o dal determinare le longitudini, il chimico dal fare determinazioni quantitative; e la ragione è ovviamente questa: che alla definizione teorica o aprioristica di una grandezza fisica vien