Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
76 | rivista di scienza |
di Linneo, noi possiamo affermare che da questo grande naturalista comincia la fase scientifica nella storia del concetto di specie, poiché le sue diagnosi scultorie e la sua precisa nomenclatura rappresentarono la conclusione della storia antica e l’inizio della storia moderna delle scienze naturali, cui esse fornirono un linguaggio sicuro e spedito che formò la base dell’ulteriore progresso.
Il Linneo fu il primo ad affrontare sotto un nuovo punto di vista il problema della specie e a dargli una soluzione, che si affermò nelle scienze naturali come una legge di cui tuttora dura l’imperio.
Prima di lui, il maggior peso era dato a quei gruppi, che poi furono i generi linneani, i quali, come certo più nettamente diversi fra di loro, meglio potevano esser distinti, ed era credenza comune che i generi di animali e di piante esistenti corrispondessero ad altrettanti atti creativi, e si fossero continuati immutati dalla creazione del mondo. Entro ciascun genere, per modificazioni dovute a cause diverse, altri gruppi di minore importanza si sarebbero andati formando: le specie; come in queste, le varietà. Linneo adottò dapprima questo modo di vedere, ma poi, convintosi della costanza dei caratteri di molte specie, elevò queste al grado che prima avevano i generi ed enunziò il ben noto aforisma: Species tot numeramus quot diversae formae in principio creatae sunt. Ecco d’un colpo le specie dichiarate immutabili e perciò nettamente definibili e il concetto di specie precisato come quello di entità creata da Dio. Ciascuna specie deve e può essere precisamente circoscritta e merita un nome che valga a fissarla come tale. Ed ecco contemporaneamente sorgere la nomenclatura binomia, in cui il primo nome sta a indicare il genere, cui la specie appartiene, il secondo è quello che determina la specie; come: Equus caballus, Equus asinus, ecc.
«Chi ai nostri giorni dà uno sguardo al Systema Naturae», dice l’Agassiz1 «sia pure alla dodicesima edizione dell’opera, stenta a persuadersi della grande influenza ch’essa ebbe sui progressi della Zoologia. Eppure essa ebbe sulla sua epoca un effetto magico, suscitando sforzi che oltrepassarono di molto tutto quello che s’era fatto nei secoli precedenti».
- ↑ L. Agassiz - De l’espèce et de la Classification en Zoologie (trad. Vogeli, Germer Baillière, Paris 1869) p. 311-312.