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problemi di chimica organica 49

la quale procede alla luce ma retrocede all’oscuro. Aldeidi come la benzaldeide subiscono assai facilmente simili alterazioni; quest’ultima si polimerizza dando una sostanza resinosa di elevato peso molecolare, mentre in presenza di jodio dà invece un trimero cristallino. A questa categoria appartengono anche reazioni che possono considerarsi come vere e proprie sintesi; così l’acido propargilico, che appartiene alla serie grassa, si trasforma in un derivato del benzolo, l’acido trimesinico.

Un altro gruppo di fenomeni è dato da quei processi in cui la sostanza cambia solo la sua configurazione nello spazio. Così l’acido maleico si trasforma alla luce nel suo stereoisomero l’acido fumarico.

Che la luce possa infine provocare decomposizioni e scissioni è cosa che da quanto fu detto prima si può facilmente prevedere. Certi acidi organici, perdono alla luce facilmente anidride carbonica e su questa reazione si possono anzi fondare vere e proprie esperienze fotometriche. Anche l’idrolisi, ossia la scissione mediante intervento di acqua, ha negli ultimi tempi fornito risultati sorprendenti. L’acetone si trasforma alla luce in soluzione acquosa in acido acetico e metano o gas delle paludi. Segnatamente degno di nota è il fatto che certe sostanze che noi chiamiamo cicliche, perchè la loro molecola è costituita da una catena chiusa di atomi di carbonio, possono subire, quando si assomigliano all’acetone, una trasformazione simile nella quale però non si ha scissione in due sostanze diverse, ma l’anello si schiude trasformandosi in una catena aperta. Così per citare un esempio non ancora pubblicato e che è assai istruttivo per la sua perspicuità il cicloesanone si idrolizza passando ad acido capronico normale.

Chissà che nelle piante in condizioni speciali ancora ignote a noi non siano possibili i processi inversi a quelli ora descritti in modo da produrre la sintesi delle sostanze organiche di natura ciclica. Questi sono dunque (per quanto noi possiamo giudicare) i mezzi dei quali possono disporre le piante per spiegare la loro così grandiosa attività sintetica: enzimi clorofilliani ed enzimi privi di clorofilla, di cui coi primi interviene l’energia luminosa del sole. Quali siano però esattamente i processi che con questi mezzi si compiono è ben difficile comprendere.

Confrontando il lavoro artificiale di laboratorio coi processi naturali, una circostanza colpisce subito e cioè con quale maggiore parsimonia operi la natura. Sono sempre le stesse forme,