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analisi critiche e rassegne 357

zione importante delle particelle α nelle trasformazioni radioattive. In confronto i raggi β e γ hanno una funzione affatto secondaria».

Il valore trovato di per la particella α è adunque la metà del valore corrispondente per l’atomo d’idrogeno, cosicchè essendo la massa atomica dell’elio quadrupla di quella dell’idrogeno, sulla particella α possono farsi tre ipotesi: 1° che essa risulti da una molecola di idrogeno, associata alla carica ionica di un atomo di idrogeno; 2° che essa sia costituita da un atomo di elio associato a una carica elettrica doppia di quella dell’atomo di idrogeno; 3° che infine essa sia costituita da mezzo atomo di elio trasportante la carica di un singolo atomo d’idrogeno.

Il Rutherford esclude, in base a valide argomentazioni, la prima ipotesi; e pur dichiarando che la terza non sia a priori improbabile, preferisce tra tutte la seconda, secondo la quale la particella α risulterebbe da un atomo di elio associato a una carica eguale e contraria a quella di due elettroni negativi. D’altra parte se teniamo presenti i risultati delle ricerche del Soddy, dovremo ammettere che la particella α è espulsa dall’atomo allo stato neutro, e acquista la carica elettrica in virtù delle collisioni con il gas circostante — a questo modo di vedere il Rutherford non si oppone.

Altre conseguenze importanti deduce il Rutherford dalle misure del valore di e della velocità iniziale u; alcune riguardano correzioni di certe costanti numeriche assegnate in antecedenza, quali il periodo di trasformazione del radio, e il volume di elio sviluppato da un grammo di radio ogni anno — che diviene eguale a 0,11 cm.3 — notevole il fatto che quest’ultimo numero resta invariato adottando la 2ª o la 3ª delle ipotesi sopra riferite. Si modificano inoltre i calcoli dell’età dei minerali radioattivi in base al loro contenuto in elio; e così la fergusonite e la torianite avrebbero un’età superiore a 400 milioni di anni. Ma l’applicazione più importante riguarda il calcolo numerico del calore che deve svilupparsi continuamente nel radio, supposto che esso sia dovuto all’arresto, nella massa del radio, delle particelle α che emettono tutti gli strati della sostanza, e delle quali solo quelle provenienti dallo strato superficiale sarebbero espulse all’esterno. Il confronto col risultato dell’esperienza è del tutto soddisfacente, cosicchè l’ipotesi del Rutherford, per spiegare la meravigliosa proprietà del radio di emettere in continuazione calore (proprietà che diede tanto da fare ai cultori dell’Energetica), viene spiegata anche quantitativamente nel modo più semplice, o meglio viene ricondotta, precisandone il meccanismo, al fenomeno fondamen-