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326 | rivista di scienza |
E per convalidare queste vedute insisteranno su certe conseguenze sociali del loro indirizzo, o agiteranno gl’interessi delle applicazioni o investiranno i metodi dell’insegnamento.
Può ben darsi che codeste critiche sieno in molti casi eccessive, in altri addirittura mal fondate. Ma esse rivelano ad ogni modo lo stato d’animo di chi le muove e dell’ambiente in cui ricevono accettazione.
Questo stato d’animo, se può vantarsi di un paragone illustre richiamandosi al conflitto dei fondatori della Scienza moderna colla tradizione scolastica, non assomiglia a quello che si manifesta d’ordinario nei fondatori di una qualsiasi scuola scientifica, ma partecipa piuttosto dei caratteri di un rinnovamento filosofico. E ciò appunto perché non si tratta di regola di una controversia di fatto che nasca dal contrapporre ipotesi ad ipotesi, ma sopra tutto di disaccordo sulla importanza degli oggetti di studio, cioè delle osservazioni, dello esperienze, e dei modi con cui queste possono venire utilmente coordinate.
Non si badi se la precedente affermazione è talvolta in apparenza smentita, perchè è generale la tendenza a mascherare i diversi giudizi di valore sotto diversi apprezzamenti scientifici, facendo capo a principii che sono di per sè stessi insignificanti.
Abbiam detto che la Scienza eterodossa ha un ufficio piuttosto filosofico che scientifico, in quanto riesce principalmente a promuovere la critica dei valori.
Forse che perciò solo ogni indirizzo eterodosso rappresenterà una migliore valutazione della importanza scientifica?
Sarebbe troppo concedere.
Infatti non è vero generalmente che una nuova filosofia sia qualcosa di meglio di quella che la precede; e tanto meno ciò può dirsi dei molti conati di ribellione, che per la maggior parte non giungono ad affermarsi, di fronte ad una filosofia dominante. Non pertanto ognuno di questi conati reagisce sempre sulle varie correnti di pensiero, costringendole ad una lotta feconda.
Così è nella Scienza.
Gli indirizzi eterodossi, se pure in essi prevalga la negazione sopra la costruzione positiva, obbligano gli studiosi a difendere il loro modo di proseguire la ricerca; mercè la lotta