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320 | rivista di scienza |
sperità d’una nazione, deve pur pensare che essa potrà essere assai fiorente, nonostante un fattore sfavorevole, purchè gli altri mille, o gran parte di essi, siano favorevoli. Non si può quindi decidere, considerando soltanto la prosperità generale d’un paese, se un unico fattore, come una tariffa doganale, giovi o no. Bisogna, piuttosto, considerare minuziosamente ed accuratamente i risultati di questo fattore «tariffa» sul mercato per la merce cui si riferisce, ed indagare come esso influisca sul prezzo d’esportazione e su quello del mercato interno, ricercare quali conseguenze esso abbia nei rapporti della produzione, e sulle industrie affini, sui vari titoli, sul salario, sulla rendita, sull’interesse e sul profitto, insomma sulla distribuzione dei prodotti delle industrie domestiche. E questa non è soltanto una questione di statistica, perchè la situazione non è mai precisamente la stessa per due anni di seguito e manca quindi ogni base per esatti raffronti statistici.
Ci vuole, in aggiunta alle ricerche storiche e statistiche, un’accurata analisi teoretica delle leggi del valore, assolutamente necessaria per potere usare in modo intelligente del metodo storico o statistico.
Nelle discussioni intorno alla politica pratica, l’unico risultato del metodo storico spinto all’estrema applicazione, non illustrato dall’analisi teoretica, è stato quello di ornare d’una dignità quasi scientifica l’antico errore: Post hoc, ergo propter hoc.
L’analisi delle relazioni di causa ed effetto tra i fenomeni economici deve necessariamente condurre l’investigatore nel campo psicologico; e la ragione di ciò è troppo evidente perchè meriti di soffermarvisi. I fenomeni economici non sono che attività umana diretta a fini economici determinati, i quali tutti hanno un fondo psicologico.
Per sapere perchè gli uomini agiscano in un certo modo piuttosto che in un certo altro, perchè, per esempio, scambiano una merce con un’altra, è assolutamente necessario conoscere qualche cosa intorno ai motivi umani; e qui bisogna ricorrere ad un’altra proposizione a priori poco meno importante di quella succitata, e in stretta attinenza con essa. Poichè è ovvio che è impossibile acquistare una certa conoscenza dei motivi umani per mezzo di qualsiasi dei cinque sensi e diventa necessario che ogni studioso analizzi e studi la propria esperienza soggettiva.