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la fisiologia vegetale | 289 |
per i movimenti e per la sensibilità, ma per la respirazione, tanto libera che intermolecolare, e per diversi altri processi vitali.
Noi arriviamo così ad un concetto psicofisico della pianta, come lo ammetteva già il Fechner, che nel 1848 scrisse un’opera sulla vita dell’anima delle piante. Non è del resto affatto fuor di luogo l’influenza esercitata dalla fisiologia vegetale sulla filosofia. Già da secoli i filosofi, com’è noto, si occuparono di questioni che non possono essere risolte se non sulle basi di una fisiologia; tali sono ad esempio, relativamente alla botanica, la struttura micellare delle pareti cellulari, tali le considerazioni sulle ultime unità vitali. Classici sono a questo riguardo i lavori di C. Nägeli (1850 e 1884), Wiesner (1886) ed A. Stöhr (1897). È naturale che l’occuparsi incessantemente delle leggi della natura e dei fenomeni che richiedono una interpretazione profonda conduca ad un ordine di idee e di considerazioni le quali costituiscono il fondamento della filosofia; come vediamo Aristotile maestro, a’ suoi tempi, in questa scienza. Non altrimenti, è una necessità anche per chi si dedica da anni allo studio della struttura intima degli organismi oppure a quello delle loro funzioni, il ricercarne le cause, l’indagarne l’origine e seguirne la finalità, avvicinandosi così all’arduo problema del principio della vita. Il concetto di uno sviluppo ontogenetico, introdotto da R. Brown nella scienza, fu il primordio per lo studio filogenetico, quale venne esposto da C. Darwin. Applicato alla fisiologia, questo concetto ci rivela come i processi formativi e le funzioni vitali si basino su azioni dirette e fino a qual grado su particolarità ereditate da una serie di generazioni. È appunto uno dei maggiori meriti del Darwin di aver interpretato unitariamente la vita organica e di aver afferrato una concatenazione fra la fisiologia animale e la vegetale. Il Fechner aveva scoperto la capacità delle piante di reagire alle sensazioni; ma appena trent’anni più tardi il Darwin dimostrò nel suo Movimento delle piante (1880) che queste, senza possedere nervi, avvertono gli stimoli, li trasmettono nel loro interno e li manifestano in punti distinti da quello irritato. Questo capitolo è stato molto studiato negli ultimi anni dal Sachs, dal Pfeffer e dalla sua scuola, ecc.
Controllando le osservazioni con ordine logico, collegando le nozioni sparse con occhio critico, scrutando, esaminando la
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