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280 | rivista di scienza |
resultato la forma normale, si ricorre a potenze, cause e mezzi atipici; anche il punto di partenza del processo è pure atipico; è una alterazione arbitrariamente stabilita.
Noi possiamo brevemente esporre così i problemi della fisiologia della restituzione:
b) In passato l’unica forma di reintegrazione conosciuta negli animali era la vera rigenerazione, ossia il ripullulare delle parti tolte dalla ferita stessa. Ma in questi ultimi due decennî si sono imparate a conoscere tre altre specie di reintegrazione nel regno animale:
Anzitutto la reintegrazione avventizia già da lungo tempo nota ai botanici: potenze complesse riparano le perdite con elementi lontani dalla ferita: a questa appartiene la reintegrazione del cristallino dall’iride nell’occhio degli anfibi.
Poi fu conosciuta la eterotipia di compenso, ossia la riparazione di un organo di alto grado di sviluppo mediante l’ulteriore sviluppo di un altro organo il quale normalmente non raggiunge che un grado minore di differenziazione.
E finalmente come si verifica assai largamente nella Tubularia, nell’Hydra, nella Planaria, nell’ascidia Clavellina, nel protozoo Stentor, una reintegrazione la quale si compie sulla base dei nostri «sistemi armonici equipotenziali»; le potenze che qui entrano in azione sono naturalmente quelle che, nello sviluppo normale della forma, rimangono latenti, ma pel resto vale tutto ciò che abbiamo detto intorno a quei sistemi in generale. È evidente che qui, come è del resto implicito nel concetto di sistema armonico, il processo di restituzione, si svolge, nei suoi singoli momenti, in moltissimi elementi singoli.
c) E ciò quanto alle «potenze secondarie». Quanto ai «mezzi» delle restituzioni secondarie, possiamo sbrigarci anche più in breve: anzitutto ritroviamo qui naturalmente tutti i mezzi e le condizioni già note dalla evoluzione normale. Oltre a questi, si aggiunge la distruzione o sdifferenziazione che sì spesso agisce nel senso di favorire la reintegrazione, fenomeno assai singolare, vera ontogenesi a rovescio, studiata nella Clavellina e nella Planaria. Il dato della chimica moderna che lo stesso «catalizzatore» può affrettare o facilitare di due opposti sensi un processo chimico, ci farebbe naturalmente inclinare a vedervi forse un mezzo analogo a quello impiegato dall’organismo, senza per altro permetterci di intender questo più profondamente.