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della energetica moderna | 19 |
tanti scrupoli messo, a fianco della materia dotata di peso, altre imponderabili, come la materia del fuoco, della elettricità, ecc. Lo stesso Lavoisier, il quale per primo aveva messo in evidenza la somma importanza dei rapporti ponderali per la interpretazione dei fenomeni chimici, lasciava tuttavia, forse in omaggio alla tradizione, un posto alla materia del calore e della luce nella sua tabella degli elementi chimici, quantunque egli sapesse che a nessuna delle due si poteva attribuire un peso sensibile. Finalmente nel XIX secolo scomparve completamente questo atavismo e si sviluppò il dualismo «materia e forza» il quale, mentre riconosceva alla prima la funzione di sostanza nel senso Aristotelico, assegnava alla forza il carattere di accidentalità. La materia veniva così ad essere considerata come il solo oggetto reale dei fenomeni, di modo che i cosidetti imponderabili: calore, luce, elettricità, vennero a trovarsi in una posizione falsa ed abbastanza curiosa.
La coscienza di un tale stato di cose si manifesta in modo evidente nella pubblicazione fondamentale di Julius Robert Mayer (1842) intitolata: «Osservazioni sulle forze della natura inanimata». Mayer non sapeva capacitarsi che queste forze dovessero apparire e scomparire a lor talento, mentre solo alla morta, inerte materia si attribuiva il privilegio di una esistenza indefinita, ed egli cercò senz’altro se ci fosse stato modo di trovare, anche per questi imponderabili, una espressione, che gli permettesse di formulare una legge della industruttibilità: «Noi troviamo in natura due serie di cause, tra le quali, l’esperienza dimostra non essere possibile un passaggio graduale. Ad una di esse appartengono quelle cause cui son proprie ponderabilità ed impenetrabilità: Materie; all’altra, quelle cui mancano queste due proprietà: Forze, dette anche per la loro proprietà negativa, imponderabili. Le forze sono adunque obbietti indistruttibili, trasformabili, imponderabili».
L’essenziale di questo enunciato, il quale contiene l’espressione immediata del pensiero di Mayer e da lui stesso per la prima volta reso pubblico, sta nel bisogno sentito di unità. Egli non poteva infatti decidersi a considerare quelle due serie di cause come grandezze di carattere assolutamente diverso — ciò del resto che al suo tempo si faceva generalmente — non ostante egli non sapesse trovare tra loro un