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il concetto di specie in biologia 257

generazioni, durante varii anni, un certo numero di sottospecie, che avevano tutti i requisiti di specie elementari.

La differenza fra la variabilitâ fluttuante e la variazione per mutazione può bene illustrarsi con l’esempio addotto dal de Vries del poliedro del Galton. Un poliedro regolare può stare in equilibrio stabile su una qualsiasi delle sue facce. Piccole scosse possono farlo oscillare più o meno intorno a questa sua posizione d’equilibrio senza cambiarla. Ma una scossa più forte può far rotolare il poliedro e farlo ricadere in equilibrio su un’altra faccia: lo stato di equilibrio su una faccia rappresenta la specie elementare nel suo stato di variabilità fluttuante; il cambiamento di faccia la mutazione.

«Il progresso nella natura organica» dico il de Vries, «sta essenzialmente in un crescente differenziamento. Le proprietà, che nel loro insieme costituiscono l’impronta d’una specie divengono più numerose; di regola, ogni essere organizzato superiore ne possiede in numero maggiore dei suoi antenati di tempi molto remoti . . . . Il numero delle unità (caratteri) elementari va aumentando . . . . . . . . . . . . . . . . . .».

«Il nuovo carattere non è visibile fin dal suo primo apparire. Dapprincipio si tratta non di caratteri esterni, ma di abbozzi interni, da cui quelli poi provengono. Come il germe contiene molti abbozzi, che poi si evolveranno, così può pensarsi che un carattere nel suo primo apparire, nella sua nascita filogenetica, oserei dire, rimane dapprima latente, per poi più tardi, forse soltanto molto più tardi, divenire attivo».

« Il processo interno può indicarsi col nome di premutazione . . . . Questa è ipotetica, la mutazione empirica. Un abbozzo interno non produce necessariamente un carattere esterno. Come nell’ontogenesi, anche nella filogenesi, un carattere può rimanere latente. Quando un nuovo carattere diviene attivo dal suo stato latente, si ha una mutazione progressiva; quando esso ritorna allo stato latente, una mutazione regressiva».

Altri esempi di mutazioni, oltre quello della Oenothera, non mancano, sia nelle piante, che negli animali, ma sono finora pochi. Ora che gli studii del de Vries hanno richiamata l’attenzione sul fatto e ne hanno dimostrata l’importanza, può ben darsi che scoperte di altri casi avverranno. Molti fenomeni, pure frequenti, sono per molto tempo passati inosservati finché qualcuno non li ha messi in evidenza.

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