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244 | rivista di scienza |
individuo anche secondo le leggi del caso, cioè come p. es. i vari numeri di un certo numero di dadi di una data giocata.
Detto con altre parole: vi è una certa probabilità che due individui di razza diversa coincidano in un dato carattere, nel numero delle vertebre p. es.; ma la probabilità che quei due individui coincidano anche in un altro carattere, nel numero delle squamme ventrali, p. es., è certamente minore della prima; anche minore sarà la probabilità della coincidenza in tre diversi caratteri, finchè, quando si considerasse un numero grandissimo di caratteri diversi, la probabilità della coincidenza di due individui in tutti questi caratteri sarebbe piccolissima, praticamente trascurabile, ciò che equivale a dire che non esistono due individui di razza diversa che coincidono in tutti i caratteri della razza.
Tutto questo, che ho qui cercato di esprimere brevemente nella maniera più semplice e chiara che mi fosse possibile, è stato dimostrato rigorosamente dal Heincke con metodi matematici, ond’egli ha potuto conchiudere che:
Gl’individui d’una razza rappresentano, tanto in ogni singolo carattere, quanto nella combinazione di tutti i loro caratteri, le modificazioni accidentali d’un tipo ideale, il quale ci è dato dalla media di tutti i caratteri di tutti gl’individui, per un dato grado di oscillazione in ogni singolo carattere.
È necessario qui prevenire una obiezione, della quale, per altro, lo stesso Heincke ha tenuto il debito conto.
È noto che fra le leggi della organizzazione degli esseri viventi ve n’è una, conosciuta da molto tempo, ma non ancora completamente analizzata, detta della correlazione degli organi; la quale consiste in questo, che, in ogni organismo, le varie parti sono fra di loro in un certo rapporto, onde una non può variare senza che variino anche certe altre. Dato, che fra i vari caratteri delle aringhe vi fosse una qualsiasi correlazione, è chiaro che la legge dell’indipendenza dei singoli caratteri affermata dal Heincke non sarebbe più vera, e, per conseguenza, non sarebbe nè meno giusto di considerare un individuo come la combinazione fortuita dei caratteri, e quindi di applicare il calcolo delle probabilità ai numeri esprimenti quei caratteri considerati come avvenimenti indipendenti.
Ma Heincke, spinto a ciò da uno studio del Duncker sulle «Correlazioni nel numero dei raggi di alcune pinne dell’Acerina cernua» e da ricerche del Galton sul medesimo