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202 | rivista di scienza |
perature fra superfici equidistanti. Ma con ciò si ammette implicitamente che sia costante la conduttività termica del materiale costitutivo, postulato affatto arbitrario, nella nostra assoluta ignoranza della qualità di questo materiale e delle condizioni fisiche in cui esso si trova. Non mancano anzi argomenti per ammettere che la conduttività sia maggiore negli strati più profondi, e che quindi si possa avere un flusso eguale di calore con un minore dislivello di temperatura. Anzitutto gli strati superficiali sono più porosi e intersecati da fessure, e quindi più facilmente penetrati dall’acqua e dall’aria, che sono molto coibenti; in secondo luogo le rocce profonde sempre più compatte debbono avere una conduttività sempre crescente; finalmente l’alto valore della densità media della Terra ci obbliga ad ammettere che nel nucleo centrale predominano gli elementi più pesanti, i metalli, e noi vedremo che non mancano argomenti per supporre che sopra tutti predomini il ferro. Ora noi sappiamo che i metalli hanno una conduttività termica molto superiore a quella delle rocce: p. es. la conduttività del ferro fra 0° e 100° è 0,165 mentre quella del marmo è 0,006, cioè 24 volte minore. Non sappiamo però quale possa essere la conduttività nelle condizioni certamente eccezionali di pressione e di temperatura in cui i materiali si trovano a grande profondità: a pressione normale la conduttività nei metalli decresce generalmente colla temperatura, ma noi sappiamo che altri elementi tisici che entro a certi limiti di pressione e temperatura seguono una data legge, a pressioni e temperature elevatissime seguono una legge opposta; ne vedremo un esempio nella temperatura di fusione.
L’argomento fondamentale su cui si fonda il computo delle temperature interne non ha quindi carattere di necessità e il computo stesso è affatto arbitrario. Noi possiamo sulla labile base delle osservazioni di temperatura entro uno strato di poche centinaia di metri costruire un computo, non meno plausibile, che ci conduce a temperature, sempre molto alte, ma molto minori di quelle generalmente dedotte colla semplice legge di proporzionalità.
Ma abbiamo veduto che l’Arrhenius è condotto ad una valutazione elevatissima della temperatura centrale anche da argomenti dedotti della teoria nebulare. Anche volendo ammettere con lui che nella massa nebulare valga la legge