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194 | rivista di scienza |
sull’origine delle acque, sulla formazione delle montagne, sulla costituzione interna del nostro globo. Nel Medio Evo la lotta si sarebbe esaurita in una logomachia formale; il nuovo spirito scientifico la deviò invece sempre più nel campo della realtà, finchè i lottatori trascinati per vie diverse nella ricerca di prove di fatto, non si trovarono più l’uno di contro all’altro, e ciascuno continuò per conto suo il proprio lavoro di costruzione, coi materiali propri, senza preoccuparsi più degli altri. Solo il filosofo e il teologo si trovarono senza materiale costruttivo.
Chi parve costruire con maggiore rapidità fu il naturalista. Lo studio delle rocce e dei fossili diede origine a una nuova scienza, la Geologia, che riconobbe negli strati, che costituiscono il guscio superficiale della terra, i documenti di una storia molto antica del nostro pianeta, storia di cui, col sussidio della Paleontologia, potè fissare nelle loro linee generali le epoche caratteristiche, rimontando così a un periodo remotissimo in cui la superficie del nostro globo assai probabilmente era costituita di rocce fuse, analoghe alle lave vulcaniche. Il vulcanesimo attuale portava naturalmente ad ammettere che questa condizione persista tuttora in profondità, e il fatto generalmente constatato che la temperatura del terreno cresce regolarmente e dovunque col crescere della profondità, almeno fin dove l’uomo può arrivare co’ suoi strumenti, giustificava la facile illazione che oltre una certa profondità il materiale terrestre non possa essere che in condizione di fluidità, per la temperatura elevatissima. Così sorse e si mantenne, e si mantiene tuttora presso la maggioranza dei geologi, la convinzione che la Terra è un globo fluido chiuso in una crosta solida.
Questa costruzione induttiva del geologo riceveva, sul principio del secolo scorso, un formidabile sussidio, non di prove ma di argomenti analogici, dall’astronomia. L’ipotesi cosmogonica di Laplace, che considerava il sistema solare attuale come una fase evolutiva di un’unica nebulosa rotante, aumentava la probabilità che la Terra avesse attraversato una fase di fluidità, prima gasosa e poi liquida, di cui il Sole e forse Giove sarebbero tuttora documenti attuali, e da cui la Terra, per le prove accennate, non sarebbe ancora uscita. Durante il secolo 19° l’ipotesi di Laplace fu oggetto di controversia, perchè accanto a nuovi argomenti in appoggio, se