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164 | rivista di scienza |
costituisce un merito di importanza grandissima dal punto di vista teoretico conoscitivo.
Messa la questione in questi termini è chiaro che l’accettare o il respingere l’una o l’altra delle due teorie equivalga ad accettare o respingere l’una o l’altra di queste affermazioni:
Le misure primitive di Kaufmann, non abbastanza precise, non permettevano di decidere tra le due teorie, poichè le divergenze fra la teoria e l’esperienza (riguardo alla legge di dipendenza tra la massa e la velocità dell’elettrone) erano comprese nei limiti degli errori sperimentali.
Fu per questo che il Kaufmann intraprese le nuove esperienze destinate a misurare le deviazioni di un fascio di raggio β, aventi diverse velocità, per l’azione di un campo elettrostatico e di un campo magnetico. Non è questo il luogo opportuno per riferire particolari delle esperienze del Kaufmann, che costituiscono un vero monumento di finezza e di precisione; in quanto riguarda i calcoli difficili e laboriosi che si richiedono per passare dalle fotografie delle curve di deviazione ai valori numerici confrontabili con le diverse previsioni teoriche, essi furono sviluppati con un procedimento del tutto diverso da Max Planck; i risultati che questi comunicò al Congresso di Stuttgart dell’ultimo ottobre sono assolutamente concordanti con quelli già ottenuti dal Kaufmann.
Dal confronto con le diverse teorie il Kaufmann venne alla conclusione importantissima che la teoria di Abraham è confermata, mentre non lo è quella di Lorentz.
In verità, come il Planck ha fatto notare, anche con la teoria di Abraham esistono delle lievi differenze numeriche che egli non crede interamente attribuibili a errori sperimentali. È molto importante, in proposito, la discussione che seguì al Congresso di Stuttgart dopo la comunicazione del Planck; vi presero parte Planck, Kaufmann, Bucherer, Runge, Abraham, Gans, Sommerfeld.
Il primo osservò molto opportunamente che in fondo la teoria di Abraham e quella di Lorentz si fondano sull’uno o l’altro dei due postulati che risultano inconciliabili: quello della concezione esclusivamente elettromagnetica della meccanica e quello dell’impossibilità di constatare il moto assoluto. Sembra però che egli, per una predilezione diciamo così sentimentale verso il postulato del Lorentz, sia stato un po’ troppo pessimista nel giudicare