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analisi critiche e rassegne | 163 |
Con queste ipotesi si deduce una completa indipendenza di tutti i fenomeni osservabili dalla velocità assoluta dei corpi in cui essi hanno sede.
Inoltre dalla ipotesi fatta che l’elettrone, sferico nelle condizioni di riposo, si contragga nel senso del moto, rimanendo costanti le altre dimensioni, si deduce una legge di dipendenza tra la sua massa e la volontà diversa da quella stabilita dall’Abraham con l’ipotesi dell’elettrone rigido.
Riuscì però a Lorentz di provare che i numeri ottenuti sperimentalmente dal Kaufmann si adattavano a quelli calcolati con la sua teoria quasi altrettanto bene quanto a quelli calcolati con la teoria di Abraham.
Le premesse e le conseguenze di Lorentz sono reciproche; infatti l’Einstein pervenne a dimostrare che se si pone a base di una teoria elettrodinamica dei corpi in moto il principio di relatività, cioè il principio dell’impossibilità di constatare il moto assoluto, allora deve aver luogo la deformazione di Lorentz con che si ritrova la stessa legge di dipendenza tra la massa dell’elettrone e la sua velocità. Alla stessa conclusione, di grande importanza per ciò che segue, pervenne quasi contemporaneamente il Poincaré.
Se ne deduce intanto che la teoria di Abraham, che quella deformazione non ammette, è inconciliabile con l’ipotesi che in nessun modo sia possibile, anche con un esperimento di concetto, di rivelare gli effetti di una velocità di traslazione uniforme, cioè il moto assoluto. Ciò costituisce secondo alcuni un inconveniente di quella teoria; ma d’altra parte l’ipotesi della deformazione per il movimento costringe ad ammettere o un’energia interna potenziale nell’elettrone, o una pressione esterna costante agente sull’elettrone deformabile e compressibile; entrambe di natura sconosciuta e non riconducibili a fenomeni elettromagnetici; cosicchè sarebbe impossibile fondare su pure basi elottromagnetiche la meccanica dell’elettrone e quindi la meccanica tutta; questo è invece possibile con la teoria di Abraham, e questa possibilità