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analisi critiche e rassegne | 155 |
Presentati e con opportuna larghezza chiariti in una parte introduttoria i concetti di legge, di interdipendenza e quello, statisticamente fondamentale, di una costanza od uniformità riscontrantesi nel manifestarsi di fenomeni di gruppi i cui elementi sono soggetti a continue variazioni ed obbediscono a leggi di azione e senso non assegnabili (onde la definizione esprimere le leggi stesse interferenze complesse di leggi esatte, presentatisi con tali caratteri di uniformità da « parere » esse stesse delle leggi semplici), e chiarito il carattere logico della disciplina, che su tali concetti si fonda. Egli considera (Libro I) la Statistica, in quanto è forma di osservazione, e (Libro II) la Statistica in quanto è forma di induzione.
Nel primo dei libri citati trova posto la considerazione delle operazioni tecniche della statistica: la rilevazione, cioè, dei dati, la critica e la comparazione loro, l’esame dei metodi di rappresentazione e di semplificazione dei dati raccolti. L’A. non si ferma alla esposizione dei metodi stessi: intende invece coglierne le particolarità logiche. Così, per quanto concerne la teoria della interpolazione, Egli si chiede quali siano i limiti segnati all’arbitrio del calcolatore nella scelta delle funzioni interpolatrici tipiche. Le considerazioni che Egli svolge a proposito della teoria della interpolazione non sono tali che si possano troppo brevemente esporre: sono però assai suggestive. Un numero di pagine maggiore che non comunemente si faccia fra noi dedica l’A. agli elementi del calcolo della probabilità: un assai breve passo in avanti gli avrebbe consentito di trar profitto dei concetti introdotti per svolgere la teoria lexiana della dispersione. Il che avrebbe avuto il duplice vantaggio di introdurre tutta la precisione desiderabile nella teoria della costanza statistica, chiarendo il perché tanti problemi di gruppo possano venire considerati come problemi di probabilità, e di porre in più giusta luce la teoria dei piccoli numeri del von Bortkievicz, dal Benini ricordata.
Il Libro II riprende lo studio dell’interpolazione in quanto può risultare interessante nella indagine sulla presenza ed il modo di agire di cause, espone la teoria dei metodi di induzione logica, e illustra con esempi l’ufficio delle ipotesi nella Statistica. La non evitabilità del ricorso ad ipotesi chiarisce l’A. semplicemente osservando essere necessario un ponte di passaggio fra ciò che è noto e ciò ch’è ignoto, per poter concludere da casi osservati a casi non osservati « Ogni progresso della osservazione rende superflua un’ipotesi che dianzi appariva necessaria; ma apre la via a formularne di nuove per risalire un po’ dell’ignoto che seguita a circondare il noto. Nessuno può così assegnare limiti all’osservazione, come non può assegnarne alla ipotesi,