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Comente nche falot custu nche falet su sorde dae custu (s’indica sempre la bestia, il pelo, il segno e il padrone), questa bestia prima che tramonti senza nch’intrare custa santa luna. Come cade questo (il filo d’erba o di fieno o d’altro) cadano i vermi da questa santa luna.


Si ripete tre volte coi relativi segni di croce. Bisogna ricordarsi che questi berbos sono invalidi durante l’interlunio.


Durante la raccolta, le formiche rubano il grano dall’aia e lo portano nella loro buca. Talvolta fanno un danno grandissimo.

Ebbene, basta dire i berbos ultimamente detti, col medesimo rito e cambiando solo le parole falet su sorte dae custa bestia nella precisa ingiunzione alle formiche di riporre il grano sull’aia prima del tramonto della luna, perchè la formica obbedisca.

Uno dei verbos per impedire al fucile di esplodere è questo:

Santu Bonaventura
Cruzi di Dou portesit la ura,
Cruzi di Deu portesit d’innante,
Pater, Filiu, Spiritu Sante.

San Bonaventura,
Croce di Dio portò il ladrocinio,
Croce di Dio portò davanti,
Padre, Figlio, Spirito Santo.

È di Terranova Pausania, ed ignoro la cerimonia con cui viene accompagnato. {(ontinua.)

Grazia Deledda.


MISCELLANEA.


Le macchie della luna (Leggenda siciliana). — La luna era una bella ragazza, figlia d’una fornaia, che passava quasi tutto il suo tempo presso al forno, aiutando la madre a riscaldarlo, ad infornare ed a cuocere il pane. In conseguenza di ciò essa si mostrava oscura quando il forno era chiuso, ma diventava luminosa e splendente allorchè, tolto il chiusino, le vampe dell’interno venivano a riflettersi sulla sua faccia, la quale si vedeva ora tutta, ora mezza secondo che essa era rischiarata o per intero o in parte.

Un giorno però pare che, perduta la testa dietro all’innamorato, essa trascurasse il compito suo e facesse bruciare il pane, cosicchè la madre, irata per il danno che da ciò provenivale, prese la scopa di cui si serviva per pulire il forno e gliela sbattè sulla faccia. La povera fanciulla restò talmente rovinata, che sino ad oggi, benchè da lontano, invece di vederne la faccia liscia e florida come era prima, la si vede tutta macchiata e come butterata dal vaiolo.

S. Raccuglia.


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