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rivista delle tradizioni popolari italiane 245


Per distruggere (iscudere) le cimici, il tarlo, i vermi, gli insetti roditori, i bachi, e infine tutti gl’insetti nocivi alle granaglie, una persona che sappia sos berbos si nuda i piedi e li introduce entro un secchiello d’acqua. A capo scoperto si fa il segno della croce e con devozione recita:

Su capu chi at postu sa fura, sa mala misura, s’usura e s’istadaja. Il capo che ha posto la ruberia, la mala misura, l’usura e la stadera.

Si rifà il segno della croce e ripete le stesse parole. Ciò per tre volte.

Infine dice:

Chi custu serbat pro distruire tale cosa, in tale locu, in tale domino, ecc. Che questo serva per distruggere, tal cosa, in tal luogo, in tal casa, ecc.

Deve indicare l’insetto che vuole che sia distrutto, il sito, la casa e il nome del padrone.

La cerimonia deve essere eseguita a luna 'a foras, cioè nei quarti visibili della luna.

Molti dicono infatti così:

Su capu chi at postu sa fura, sa mala misura, s’usuria e s’istadeja pouzat custu (s’indica il verme o l’insetto che vuolsi distruggere), senza intrare custa santa luna. Il capo che ha posto1 la rapina, la mala misura, l’usura e la stadera ponga (faccia) questo verme prima che tramonti questa santa luna.

Seguono i connotati della bestia malata e il nome del padrone.

Il rito è uguale all’altro sopradetto.

Oltre servire a distruggere gl’insetti nocivi, questi berbos sono validi per far cadere i vermi dalle bestie malate.


Ma i berbos più importanti sono i seguenti, con questo rito.

Prendesi un coltello e lo si appoggia al seno, toccandolo soltanto col pollice e il medio della mano destra. Fatto ciò, si fa il segno della croce collo stesso coltello e, inginocchiandosi per terra, taglia uno stelo qualunque d’erba, sempre col coltello sostenuto dal pollice e dal medio e senza l’aiuto dell’altra mano, e dicendo queste parole si getta via:

  1. La fine che ha fatto.