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Qui si deve accennare chiaramente il colore del pelo della bestia, il suo segnale e il nome del padrone a cui appartiene.1

Nel dire queste parole, la persona che le recita si colloca possibilmente con le spalle rivolte a una macchia di rovi. Pronunciate le parole, si rifà il segno della croce e sempre con la schiena verso il rovo ne spicca una fronda a manos per secus, cioè con le mani indietro, e la butta via lontano sempre alle sue spalle, in modo che non la veda.

In mancanza di rovo o di qualche altro cespuglio spinoso, si può compiere questa cerimonia con due manciate di polvere.

Oppure si fa così.

Dopo il segno della croce si dice:

Comente est iscuttu su frore ’e su rubu e dess’ispina, gai iscudat su sorde de custa bestia. Come è caduto il fiore del rovo e delle spine così cada il verme di questa bestia, ecc.

S’indica il pelo, il segno, il padrone e il membro dove ha i vermi.

Ciò si ripete per tre volte, poi si prende un pugno di polvere e si rigetta violentemente per terra.

Infine si fa tre volte il segno della croce.

Col nome generale di rusta si indicano gli uccelli e tutti gli animali nocivi — volpi, cinghiali, lepri, ecc. — che divorano l’uva, le piantagioni e le frutta. Per tener lontana la rusta dalle vigne si recitano questi berbos:

Su cane ardente,
non d’appau in mente,
toccare robba mia,
in custu monte violente
inie ti balles solu,
non d’appas cossolu,
de sa robba mia.
Il cane ardente,
non abbi in mente (non ricordarti)
toccare roba mia,
in questo monte violento,
là ti balli solo,
non abbi consolazione
della roba mia.
(Cioè non possa approfittartene).

Questi berbos servono anche per impedire alla volpe di rapire i porcelletti, gli agnelli e i capretti. Anzi io credo siano appositamente per ciò perchè robba più che roba vuol dire greggia.

  1. Questa cerimonia si chiama Iscuder su sorde (Battere, distruggere i vermi).