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RIVISTA

delle

TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE


Anno II. 1° Febbraio 1895. Fascicolo III.


Fascicolo III. FOLKLORE DELLA CARNIA DNA PASTORELLA DEI MONTI DELLA CARNIA. Era sulla malga che la sentii cantare. — Non tutti forse sapranno cosa sia una malga friulana; ma siccome il ricordo è simile al chiaro di luna che fa risaltare i punti salienti, e copre d’ombre i bassi e gli orridi, così io non ricordo più della malga friulana che la poesia dei miei anni giovanili, i prati smaglianti di verde saturo, le campanelle delle mucche squillanti per l’aere sereno, e quella pace pastorale che so vrana vi regnava. Ci sarà stato anche un «tamar» J coperto di concime, ove il piede affonda, ma ora che ci penso il nostro era lastri cato, e veniva scopato a meraviglia dai pastori una volta per settimana, cioè il sabato. La nostra malga dunque restava sul monte Tersadia, dando il nome a quel colosso (meta, largamente compensata, degli alpinisti), che s’erge tra le valli dell’Orteglas, del But e del Chiarsò, dette anche di San Pietro e d’Incarojo, e le divide. Era su quella malga che ancor bambina, col picciol cuore in ascolto, e coi grandi occhi aperti d’intelligente curiosità, 1 Recinto che racchiude le capanne d’una malga, o dove stanno libere le capre la notte, mentre le mucche vi vengono raccolte prima di legarle nelle varie stalle o loggie. — In Piemonte la chiamano màrghera. Rlv. Trad. pop., voi. II. l1