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che, disciplinando, col suo Archivio glottologico, in Italia gli studi dialettali, ha pure in larga parte contribuito a promuovere tra noi gli studi cosí detti folk-lorici; a Domenico Comparetti, illustratore sapiente di dialetti e tradizioni della nostra regione italo-greca e della leggenda virgiliana; ad Alessandro D’Ancona, autore di classiche monografie e d’una esemplare storia della poesia popolare italiana; a Giosuè Carducci, che, in più. occasioni, s’accostò, illuminandola con parola vivace e scultoria, alla poesia popolare e rilevò la singolare importanza ed efficacia dei nostri studi; a Sua Eccellenza Ferdinando Martini che, primo fra i ministri della pubblica istruzione, comprendendone la importanza per le discipline storiche e letterarie, raccomandava agli insegnanti italiani lo studio delle tradizioni popolari.

Tra gli stranieri più benemeriti del nostro Folk-lore vi segnalo finalmente tre illustri americani: Charles Leland che ci onora oggi di sua presenza, il Child ed il Crane; due francesi, Charles Sébillot e il conte di Puymaigre: alcune dame inglesi, come la contessa Cesaresco-Martinengo, la marchesa di Montesquiou, miss Busk e miss Roma Lister, che ci rivelerà oggi sterpo tradizioni classiche curiose del Lazio.

Vorrei ora e forse dovrei continuare l’enumerazione degli italiani e degli stranieri benemeriti degli studi folk-lorici italiani; ma sono già tanti che il ricordarli tutti sarebbe a voi tedioso, e il citarne alcuni a me pericoloso, poiché troppe sarebbero, senza alcun dubbio, le omissioni ingiuste. A questa lacuna della nostra storia letteraria provvederà, del resto, fra poco l’ampia Bibliografia delle tradizioni italiane che ci prepara, da molti anni, il dottor Pitrè, col concorso di molti studiosi, e ch’è ormai prossima a vedere la luce.

Perché io mi trovi ora a capo di questa Società Nazionale, oramai insigne per la qualità e la quantità de’suoi soci aderenti (siamo oggi ottocento), spero di non aver troppo grande bisogno di dichiarare. Bambinello, io correva già, con vivo immaginare, dietro ai miti, anzi, come fu detto da Federico Baudry, ne creavo anche, con quella stessa foga ed ingenuità con le quali soleva crearne una volta la beata ignoranza dei popoli primitivi, tanto facile a commuoversi. Fanciullo, ascoltai anch’io, con una curiosità intensa, le novelline popolari che mi raccontavano presso il focolare