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il passo 943


— Iddio terrà conto della tua virtù, cara figliola — disse egli entrando, guardandola con occhi compassionevoli.

— Non vi è rimedio? dunque non v’è proprio rimedio? — domandò la sventurata con un grido d’orrore.

— No, pur troppo. Gilio è venuto con me, si è informato, ha dovuto persuadersi anche lui. Durante il ritorno abbiamo pensato a molte cose... vi sono varie disposizioni da prendere.

Egli non vuole che tu abbandoni questa casetta e la darà in affitto a Maurizio per una tenue somma. Delle sue figliolette si prenderà cura egli stesso.

— Le piccine? separarmi anche dalle piccine? oh Dio mio, Dio mio!

— Anche questo, Giovanna, disgraziatamente è necessario. Gilio non potrebbe vivere tranquillo... capirai... tu stessa saresti in una continua apprensione per loro. Il sacrificio è grande, è immensurabile, mia povera figliola! il Signore te ne compenserà.

Giovanna stette alcuni minuti in silenzio, colla faccia stravolta, col respiro ansante, poi fece una timida domanda:

— Potrò vedere Gilio. ancora una volta?

— In mia presenza?

— No, signor curato. Vorrei vederlo sola.

— Veramente...

— Me lo conceda — implorò la disgraziata — devo parlare a Gilio, ma conosco il mio dovere.

Il buon prete acconsentì. Egli aveva il cuore stretto.

Il ritrovo fu fissato per la sera seguente, all’ora stessa in cui Gilio doveva venire a prendere le bambine.

Il curato era riescito a stento a trattenere Maurizio.

*

*  *

Giovanna attendeva Gilio in cucina. Ella stava accanto alla finestra, immobile, impietrita, collo sguardo fisso nel cielo torbido e minaccioso.

All’apparire del giovane s’alzò di scatto, corse verso di lui, quasi inconscia, per abbracciarlo, ma subito si trattenne vinta da un pudico ritegno. Ahimè, quello era il vero marito suo, il tenero padre delle sue creature, l’eletto del cuore! In quei due giorni