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932 il passo


amica del povero, i suoi provvidi elementi di guadagno. Fiori, funghi e frutta nulla sfuggiva all’esperto suo sguardo. Ella faceva delle lunghe soste nei prati per raccogliervi mazzolini di miosotidi azzurre o di mughetti odorosi, fasci di gigli infocati o di candide paradisie che i villeggianti dei dintorni sapevano apprezzare; qualche volta empiva il suo paniere di miceti dal grave aroma o di radici di genziana e d’imperatoria, oppure, attraversando le cupe selve d’abeti e di pini andava in cerca di licheni, di lamponi, di mirtilli, delle bacche acerbe e dissetanti che formano la delizia delle radure alpine.

Ella amava di fermarsi nell’ombra glauca delle conifere secolari, di ascoltare l’armonia del vento che fremeva tra i loro eccelsi pinnacoli; ella intuiva nella semplicità della sua anima, come spesso accade alla gente nata in montagna, la poesia florale nel fascino di certi paesaggi meravigliosi e sereni e le sue forze stremate sembravano rinnovarsi ogni volta per l’ebbrezza pura delle grandi altitudini.

Una mattina di luglio, mentre stava cogliendo fiori d’arnica in una prateria, ella fu morsicata da una vipera presso la caviglia del piede destro; si legò subito una funicella intorno alla gamba e s’affrettò alla discesa. Ma, dopo pochi minuti di cammino, sentì una grande spossatezza nelle membra, un languore profondo, una crescente impressione di freddo. Le pareva che una potenza occulta la obbligasse a rallentare il passo, e pure, pensando alle sue creature, si sforzava a procedere, a lottare contro il bisogno irresistibile che l’aveva presa di adagiarsi sull’erba morbida e di dormire in pace. Ma il sonno si faceva sempre più imperioso, un gelo di morte l’assiderava, tutte le cose le si oscuravano dinanzi.

In un prato lontano, Gilio stava rastrellando il primo fieno. Egli aveva alzato gli occhi dal lavoro, come fosse avvertito da una voce interna e aveva visto Giovanna emergere dall’ombra cupa d’una pineta e venire innanzi tra il verde variopinto d’un fiorito altipiano. L’acuto suo sguardo s’era fissato su quella cara visione. Ad un tratto la piccola, snella figura prima vacillò, poi stramazzò sul sentiero.

— La donna di Maurizio Lella è caduta e non si rialza! Andiamo a soccorrerla — gridò l’Argenti, atterrito, a un suo compagno.