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il passo | 929 |
— Notizie? — chiese egli subito, per giustificare quella sua indiscreta apparizione.
— Ah, no, nessuna notizia — rispose asciuttamente Giovanna, tornando al lavoro.
— Ti porto delle frutta per i bambini — continuò Giulio, con una certa titubanza — me n’hanno date tante quest’anno i miei alberi e io sono solo.
La tenerezza materna rasserenò Giovanna e la fece sorridere involontariamente.
— Grazie — mormorò ella — vuoi prendere una fiammata? fa molto freddo stasera.
E sdegnando di tradire tutta la sua povertà, gettò, senza parsimonia, sul basso focolare spento, un grande fascio di rami di pino.
Il giovane sedette sulla vecchia panca di noce intagliato che lo circondava in parte, e cominciò a distribuire, scherzando, le frutta al bambini.
— Non ne mangi tu, Giovanna? ti mondo questa mela ruggine.
— Una fetta sola, per aggradire.
Ella prese lo spicchio, lo morse coi suoi dentini bianchi e continuò ad attizzare il fuoco che aveva divampato, mandando in acuto odore di resina.
Gilio la guardava di quando in quando alla sfuggita. Non era molto alta, ma s’era serbata snella e vestiva ancora con grazia i suoi umili panni. I capelli bruni, folti e crespi, pettinati in modo diverso da quello delle altre contadine, davano un carattere un po’ capriccioso alla sua fisonomia, le cui linee dolci e giunoniche le lunghe sofferenze non erano riuscite ad alterare. I begli occhi dalla grande pupilla, dal vago colore fra l’azzurro e il verde sembravano sempre riflettere una tenera commozione interna, ma nelle labbra smorte, renitenti al sorriso, era tutta la tristezza della sua anima di donna abbandonata.
— Ti ho portato anche un ricordo della mamma, i garofani gialli — disse l’Argenti, uscendo nel corridoio a prendere il vaso che vi aveva deposto.
Giovanna accolse fra le sue braccia la pianta glauca e rigogliosa che ad onta della stagione cruda si piegava sotto il peso dei fiori color di zolfo, e si mise a odorarla con intensità come se ne assorbisse, nella fragranza, un filtro occulto. Pareva che