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avvicina all’autore del Montecristo, e senza darsi pena di misurare la voce perchè i circostanti non comprendano, si fa a narrare una odissea di sventure...

Era un autore di calembourgs licenziato dal Tintamarre... Non avea pane per nutrire una madre ed una sorella... In breve, domandava una piccola sovvenzione.

— Fratello di sventura! — esclamò Dumas con accento tragico-faceto. — Ho i denari contati per tornare a Brusselles questa notte... e guai se l’alba del lunedì mi sorprendesse a Parigi...

L’altro faceva i grand’occhi, ma pure esprimeva collo sguardo la più completa fiducia.

Si vedeva che quell’autore di calembourgs conosceva perfettamente il generoso carattere del romanziere per averlo altre volte messo alla prova.

Dumas rifletté un istante — poi, dando un pugno sul tavolino: Eureka! gridò al garzone del caffè: «Portami l’occorrente per scrivere!» Immediatamente, Dumas fu servito.

In un lampo, egli copri di parole un mezzo foglietto di carta e vi appose la propria firma.

E consegnando il manoscritto al giornalista:

— Or va nella contrada tale, al numero tale... Chiedi del signor Ducrot negoziante di curiosità, offrigli questo autografo, e ne avrai venti franchi perlomeno... Diamine! — esclamò poscia ad alta voce — che un autografo di Alessandro Dumas non debba valere venti franchi!!!