Il gaudio della vita in cor mi scese
E nuovo e forte palpitò il desìo
18Nel petto ansante e nelle vene accese.
Ma tu, sorpreso del delirio mio,
Mi chiedevi talor — figlia, che hai?
21Aprimi il core: il padre tuo son io! —
T’amo, Pietro Sbolenfi, e ben lo sai,
Tanto, che al dolce suon dei detti onesti
24Non te lo apersi, ma lo spalancai.
— Mo tananòn Mingheina!— allor dicesti —
Costei già sogna il matrimonio e i figli!
27È tempo di vegliarla e di star desti. —
Mi sciorinasti allor cento consigli
Di virtù, di morale e di prudenza
30Per agguerrirmi il cor contro ai perigli.
— Cara figlia — dicevi — abbi pazienza,
Sceglilo ricco e sceglilo maturo,
33Che pigliarlo in bolletta è un’imprudenza.
Cerca, se puoi, di metterti al sicuro!
Guarda tuo padre e resta persuasa
36Come il campar senza quattrini è duro.