titiro
Amico Melibeo, questo è notorio
E lo san fino i sassi di Bologna,
15Che tu sei sempre stato un tabalorio;1
Ma non sapevo, e il dico a mia vergogna,
Perchè l’imparo adesso solamente,
18Non sapevo che fossi una carogna.
Qual reo sospetto t’è venuto in mente,
Asino porco, sulla mia condotta?
21Sono un pastore onesto ed innocente!
E se non fossi mio compatriotta
Ed anzi amico mio di Seminario,
24Tu mi faresti venir su la fotta.
Basta; veggo però ch’è necessario
Dirti come domai l’iniqua rana,2
27Essendo un fatto un po’ straordinario.
Tu saprai che quest’altra settimana
Una dolce fanciulla, un puro fiore,
30Che delle poetesse è la sovrana,
Magrolina se vuoi, ma un vero amore,
L’Argia Sbolenfi insomma, e ho detto tutto,
33Sposa ... imagina chi? L’Imperatore!
- ↑ Uomo di poco cervello. Captus mentis.
- ↑ Non è la rana esculenta Linn. ma il sinonimo bolognese di miseria. Questo simbolico batracio ricorrerà sovente in queste carte.