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argia sbolenfi 87


«Deh, colline ridenti, ombroso bosco
     lieto d’acque perenni e di piacer;
e voi, labbra di rosa, ora conosco
     40in che guai mi travolse un reo pensier!

Deh, affacciati al veron, tu che m’hai detto
     — Cavalier, dove vai? Fermati qui! —
Ecco torno pentito, ecco nel petto
     44col rimorso, l’amor mi rifiorì!»

Uscì la bionda castellana e china
     del memore balcone al davanzal,
non vide un cavalier, ma una latrina,
     48un lurido fantasma intestinal.

E disse: — «Alfin la collera celeste,
     mossa dal mio pregar, ti castigò!
Scortese cavalier, quella è la peste...
     52Lo spedale è più avanti!...» — E se ne andò.