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prefazione IX

prossimo suo, insomma era simpatico a molti ed odiato da nessuno.

Aveva avuto la fortuna, fin da principio, di contare tra i collaboratori “Èl sgner Pirein” il signor Pierino, il cui nome ed il cui tipo non saranno dimenticati così presto dai bolognesi.

Antonio Fiacchi, bravo e buon giovane di brillante ingegno, aveva trovato questo esilarantissimo tipo del vecchio petroniano col cappello bianco a cilindro l’estate, il tabarrino a pipistrello l’inverno e le scarpe di panno tutta l’annata; il vecchietto brontolone, credenzone, ricordatore inesausto dei tempi passati, detrattore dei presenti, ma in fondo ingenuo sino alla balordaggine. In un altro di questi giornaletti municipali aveva fatto le prime armi, in un dialetto italianizzato che accresceva comicità al contenuto di certe lettere che non possono ricordarsi tuttora senza ridere. Il tipo aveva fatto fortuna ed era quasi assunto alla dignità di maschera cittadina come il dottor Balanzone; così che in certe feste carnevalesche, in un villaggio di legno e di cartone che serviva da fiera, il signor Pierino fu fatto sindaco