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Come poi la quarta luna,
O la quinta il ciel rischiari,
Fia che a metter si prepari
Un aguzzo lattajuol:
Quindi s’agita improvviso
Il tranquillo pargoletto,
E si cruccia sdegnosetto
Fra la collera e fra il duol.
* * *
Bianco avorio, igneo corallo
Di sembianze levigate
A le mani sprigionate
Non si nieghi per pietà,
Con cui l’umida gengiva
Stroppicciando lievemente,
Al dentuccio impazïente
Meglio il varco s’aprirà.