Pagina:Rime (Vittorelli).djvu/56


( 55 )


E il mar, che d’acque gravido
     Sormonta i gioghi Atlantici,
     E il buon Noè, che impavido
     Spreme dal seno i cantici.

Me volle pur di lucida
     Onda Castalia aspergere,
     Nè temerò la sucida,
     Che mi volea sommergere.

Talora sparse a l’etera
     Un suon più basso e facile
     Cangiando l’aurea cetera
     Ne la sampogna gracile.

Per lui tra sassi frangere
     S’ udiro i fonti ceruli:
     Per lui s’udiron piangere
     Gli usignuoletti queruli.

A’ carmi suoi restarono
     I pastorelli attoniti:
     A’ carmi suoi stillarono
     Mele perfin gli aconiti.