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Per Monaca.


Sonetto composto in nome di un Genitore, a cui era morta poco innanzi una figlia appena maritata; e diretto al Genitore della sacra Sposa.


Di due vaghe donzelle, oneste, accorte
    Lieti e miseri padri il ciel ne feo,
    Il ciel, che degne di più nobil sorte
    L’una e l’altra veggendo, ambe chiedeo.

La mia fu tolta da veloce morte
    A le fumanti tede d’imeneo:
    La tua, Francesco, in suggellate porte
    Eterna prigioniera or si rendeo.

Ma tu almeno potrai da la gelosa
    Irremeabil soglia, ove s’asconde,
    La sua tenera udir voce pietosa.

Io verso un fiume d’amarissim’onde,
    Corro a quel marmo, in cui la figlia or posa,
    Batto, e ribatto, ma nessun risponde.