Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
( 132 ) |
Quel crudo garzoncel, figlio di Venere,
Più di qualunque dio strano e bisbetico,
Che la Frigia città ridusse in cenere,
E feo Giove mugghiar sul lido Cretico,
A Pulcinella offrì, due guance tenere,
Ed un soave risolin patetico;
Vo’ dir Simona, che in quel dì medesimo
Compiva il rugiadoso April centesimo.
* * *
Quest’idoletto risplendea senz’emolo,
Come suol fra le mosche estiva lucciola:
Tal che ad un guardo lusinghiero e tremolo
L’innamorato Pulcinella sdrucciola.
I colori de l’alga, e del prezzemolo
Tingeano a guazzo la Ninfetta cucciola.
Ma chi potrebbe sì leggiadra immagine
Descriver pienamente in brevi pagine?