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Quel crudo garzoncel, figlio di Venere,
     Più di qualunque dio strano e bisbetico,
     Che la Frigia città ridusse in cenere,
     E feo Giove mugghiar sul lido Cretico,
     A Pulcinella offrì, due guance tenere,
     Ed un soave risolin patetico;
     Vo’ dir Simona, che in quel dì medesimo
     Compiva il rugiadoso April centesimo.

* * *


Quest’idoletto risplendea senz’emolo,
     Come suol fra le mosche estiva lucciola:
     Tal che ad un guardo lusinghiero e tremolo
     L’innamorato Pulcinella sdrucciola.
     I colori de l’alga, e del prezzemolo
     Tingeano a guazzo la Ninfetta cucciola.
     Ma chi potrebbe sì leggiadra immagine
     Descriver pienamente in brevi pagine?