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Chi Pulcinella sia bizzarro e lepido
Da quel gran naso, e da la gobba gemina,
A i motti pronto, e ne le zuffe intrepido
Per me vel dica l’oziosa femina,
Che ne l’inverno al focherello tepido
Baje racconta, e filastrocche semina,
Girando il naspo, o dispiccando il bioccolo
Giù dal pennecchio fin che dura il moccolo.
* * *
Io narrerò la sconosciuta origine
De la famosa pasta Maccheronica,
Togliendola al silenzio, e a la rubigine
Per celebrarla su la cetra armonica.
Esci da i regni pieni di caligine
A rallegrar la gente malinconica,
O padre Berni, e la tua lira imprestami,
E le dolci tue grazie in petto destami.