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anacreontica vii.
Aveva due canestri
Di fiori vario-pinti:
Qua ceruli giacinti,
Là bianchi gelsomin:
E con sottile ingegno
L’Amica un serto fea
Più vago, o Citerea,
Di quello del tuo crin.
Io nel gentil lavoro
Gli occhi tenendo fissi,
Oh avventurato, dissi,
Chi meritar lo può!
Ella sorrise, e tacque
Sol per lasciarmi incerto;
Indi finito il serto,
Prendilo: è tuo, gridò.