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30 | poesie |
Ben conosch’io la nostra fragil vita,
E come tosto dee ’l tempo fuggire;
Ben conosch’io che altro che martìre
4Non è dove sta l’alma sbigottita;
Ben conosch’io che a quanto Amor m’invita
È piacevole incarco e rio fallire;
Ben conosch’io che chi sa ben morire
8Lieto s’invia alla bontà infinita.
Che fai dunque, alma mia; non ti vergogni?
Ov’è lo proprio natural rimorso
11Di conoscenza che ’n ragion ne tira?
Lascia le ciance omai, e’ brievi sogni
Del cieco mondo, e lor fallace corso;
14Pensa che ’l sommo Ben sempre ti mira.
Chi guarderà mia donna attento e fiso
Vedrà ch’ell’è dell’altre somma Idea,
E dirà che natura non potea
4Formar sì vago lume e dolce riso.
Ma chi sempre governa il paradiso
Tal la produsse, perch’ogn’uomo stea
Attento a rimirar quanto e’ potea,
8Quand’ei formò ’l leggiadro suo bel viso.
Nè le mancò se non ch’ella è mortale,
E ciò fe per a tempo a sè ritrarla,
11Per adornarne il ciel, dov’e’ si posa.
Però umìl priego lui che quando il frale
Velo deciderà per liberarla,
14Che allor segu’io così mirabil cosa.