Pagina:Rime (Rinuccini).djvu/38

26 poesie

D’un freddo marmo esce l’ardente fiamma
     Che mi distrugge, agghiaccia, e tal contraro
     Mi mena a morte sanza alcun riparo:
     4Nè chiaro fonte mai assetata damma
Cercò, com’io ’l mio mal, che sì m’infiamma
     Che me conosco, nè ’l dì scuro e ’l chiaro:
     In tal pianeta i chiari razzi entraro
     8Nel cor, ch’a consumar non ha più dramma.
Adunque, Amor, dalla tua gran potenza
     Procede ciò ch’al mondo è da lodare;
     11Guarda lo stato mio stremo dubbioso,
E poi le mostra sua perfetta essenza,
     Che chi la guarda fa sempre ammirare;
     14E come volge il ciel sanza riposo.




Non potre’ più natura al mondo farne
     Che sì angelico vago e dolce viso,
     Quant’è quel di costei, che ’l paradiso
     4Par che sia aperto per dolcezza darne.
Quando i denti d’avorio mostrarne
     Veggo in la bella bocca, ov’ho ’l cor fiso
     E dov’ogni altro senso è ’n tutto miso
     8Per dolce melodia inde ascoltarne.
Dond’odo poi uscir sì dolci note
     E sì soavi angeliche e divine,
     11Che mai udite furo in nulla etate.
Il perchè l’intelletto mi percuote
     Dicendo; odi sentenze pellegrine
     14E dolci e gravi in quel fior di biltate.