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22 | poesie |
Un falcon pellegrin dal ciel discese
Con largo petto e con sì bianca piuma,
3Che chi ’l guarda innamora e ne consuma.
Mirand’io gli occhi neri e sfavillanti
La vaga penna e ’l suo alto volare,
6Mi disposi lui sempre seguitare.
Sì dolcemente straccando mi mena,
8Ch’altro non chieggio se non forza e lena.
I dolci versi ch’io soleva, Amore,
Teco dettar per isfogar me stesso,
Lasciar conviemmi, poichè sì d’appresso
4Sento l’ire e gli sdegni: o gran dolore!
Chè non m’ancidi il tormentato core,
Sicch’io mora ’n un punto e non sì spesso?
Già so io ben ch’io non ho error commesso,
8E pur veggio turbato il suo splendore.
Nè ’n vita altro mi tien, se non s’io moro
Più non vedrò chi mi conduce a morte,
11La quale è mio scampo. O dura vita!
Perchè consumi me che sempre ploro,
Ch’ebbi ’l ciel sì maligno e sì ria sorte?
14Chè mia pena non fai, morte, finita?
Quando il rosato carro ascende al cielo
Vidi una donna andar per verde prato,
Che veramente scesa era dal cielo,