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di cino rinucci 13

     Ma subito la chieggio a te, Amore,
     Per non morir mille volte in la vita,
     60Dove stendando, e me odio, e la vita.
Canzon, e’ non fu mai sì aspra vita,
     Quanto è la mia, onde umil priega morte
     63Che mi tragga di branche a questa fera,
     Ch’è più dura e più fredda che marmo,
     Ed àssi sotto i piè sommesso Amore.




Se quel pietoso, vago e dolce sguardo,
     Con che Amor mi lusinga e mi mantiene,
     Fosse dal cor, le mie innumere pene
     4Finirien tosto, e ’l foco ove tutt’ardo.
Ma perch’io temo che l’aurato dardo,
     Con che Amor fiere l’amorose vene,
     Lei non pungesse; con maggior catene
     8Rilego me, ed assai più riardo,
Ch’io nol fei pria, quando lieto perdei
     La bella libertà, ch’or vo piangendo;
     11E dopo il dolce cognosco l’amaro.
Ella che vede chiaro i pensier miei,
     Di ciò lieta si sta, e sorridendo
     14Vuol ch’io languisca, ond’a mie spese imparo.