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8 | poesie |
Io non posso ritrar tanta bellezza
Quanta è ’n costei, nè già di ciò m’anmiro;
Che mai rotò in più cortese giro
4Il cielo allora, quando tutt’adornezza
E leggiadria, costumi e gentilezza
Posaro in questo orïental zaffiro;
E perch’io son mortal, meco m’adiro,
8S’io presumo descriver tant’altezza.
Conciò sia cosa che i celesti ingegni
Degna materia avrebbono a lor penne,
11Cantando sua biltade e sua virtute.
Or non volendo far miei versi indegni
Di questa bella Dea che dal ciel venne,
14Deh state, rime mie, deh state mute.
Amore, spira i tuoi possenti rai
In questa vaga e semplice angiolella,
Che non s’accorge ancor quant’ell’è bella,
4E come piace più ch’ogn’altra assai.
Chè forse porrei fine a tanti guai,
Se questa ch’arde me con sua facella,
E ch’ha negli occhi bei mille quadrella,
8Sentisse come il cor non posa mai.
Ed ella è adorna, vezzosa e gentile,
Nè già mai scese dall’empireo cielo
11Cosa sì bella che passa ogni stile.
Sua semplice durezza fammi un gielo,
Che ancide dentro il core e fammi vile,
14Se non soccorri col dorato telo.