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22 ballate.

VIII.


     Io sono Amor che per mia libertate
venuto sono a voi, donna piacente,
ch’al mio leal servente
sue gravi pene deggiate lenare.
     5Madonna e’ non mi manda questo è certo
ma, io veggendo ’l suo forte penare
e l’angosciar che ’l tiene in malenanza,
mi mossi con pietanza a voi piangendo:
chè sempre tene lo viso coverto
10e gli occhi suoi non finan di plorare
e lamentar di sua debol possanza,
merzede a la su’ amanza e a me cherendo.
Per voi non mora, però ch’io lo difendo:
mostrate in ver di lui vostra allegranza
15si ch’aggia beninanza;
merzè, se ’l fate, ancor potria campare.
     — Non si convene a me gentil segnore
a tal messaggio far mala accoglienza,