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14 ballate.


Fu pubblicata dal Padre Pier Antonio Serassi nel volume iii degli: Anecdota litteraria, Roma, 1774, in: Poesie di alcuni antichi rimatori toscani, cioè Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia, Pietro delle Vigne, Ser Lapo Gianni, Buonaggiunta Urbicciani e Maestro Rinuccino, tratte da un ms. dell abate P. A. S. Queste rime, come dice il Serassi, furono tratte da quel.... manoscritto di rime antiche che... è una copia di tre preziosi testi a penna, posseduti già il primo dal Gran Cardinale Pietro Bembo; il secondo da Monsignor Giovanni Brevio, e il terzo da Carlo di Tommaso Strozzi. Il codice ricordato dal Serassi era dunque uno dei testi della raccolta Bertoliniana, e più precisamente deve essere stato il Bergam. Δ37. Il testo dato dal Serassi è molto errato riguardo la punteggiatura, che fu un po’ riveduta e corretta dal Valeriani, il quale ripubblicò questa gentile ballata. Resta nei codd. Chig. l. viii, 305; Vat. 3214; Ricc. 2846; Ashb. 479 e nei testi della raccolta Bertoliniana, dei quali codici ci serviamo soltanto del Bol. Univ. 2448, il più antico e il più corretto degli altri.

2. C. ghaia; V. ke piacer; 5. V. di contare, formando un sol verso col precedente; 7. C. V. l a dornata; 8. V. ma non son; 10. R. che senza me laudata; 11. A. dirò; R. bene dirò una fiata;