fêro nei lacci tuoi ch’ascosi tendi:
così mi giungi e prendi
poi tormentando più mi ten distretto.
Amor, s’i’ ben sentisse l’alma mia 20for di tua signoria
e allor dicesse ciò che mostrar voglio
mi sembreria orgoglio
non rimembrar che già fosse tuo servo;
perchè francato servo villania 25mai per ragion non dia
usar ver lo segnor, ma son qual soglio
però se fier mi doglio
dico ’l dolore ancor non mi riservo,
e sì fo come cervo 30che quando è stanco si mostra leggero,
lasso di doglia pero
ma pur deraggio ciò che sento in tene
quante dai gioie e pene
e quanto i servi tuoi onori e merti, 35farò ben di te certi:
ancidimi, se vuo’, ch’a forza servo.