tutti derivano da una fonte comune. Il Palatino 180, per esempio, che contiene soltanto pochi versi della canzone xii, e il Magi. vii. 993, che attribuisce a Lapo una canzone data da altri testi ad altri rimatori trecentisti, sono manoscritti affatto indipendenti, nè mostrano relazione alcuna con altri testi che recano rime del Gianni. Il più copioso dei codici che ha poesie di Lapo è il Chig. l. viii. 305, codice del secolo xiv, che attribuisce a lui diciassette componimenti, quasi tutto il canzoniere. Ma chi esamini attentamente la nostra tavola, vede che il Vat. 3214, copia eseguita nel sec. xvi di un codice del trecento, contiene tutti i componimenti che il Chigiano attribuisce a Lapo, meno quelli segnati co’ numeri xii, xiv, xvii, xviii-xx; vede che il Riccard. 2846, copia di un altro codice assai più antico, il libro di